Che cos’è una vertical farm
Il futuro dell’agricoltura sta nelle città e nellle vertical farm. Secondo i dati dell’ONU, nel 2050 il pianeta sarà popolato da 9 miliardi di persone, con una diminuzione dei terreni coltivabili, per questo si deve pensare già a partire da ora a soluzioni alternative per produrre cibo. Possibilmente anche nelle maniera più sostenibile possibile.
Le vertical farm sono centri di autoproduzione di ortaggi, alcune volte abbinate ad allevamento di pesci. Come suggerisce il nome, si sviluppano in verticale, minimizzando così l’impiego di suolo. Per la loro natura compatta e versatile, le coltivazioni organizzate su pannelli possono essere inserite all’interno di strutture non tradizionalmente dedicate all’agricoltura, come aziende, uffici, grattacieli residenziali, cortili interni, e tanto altro.
Per ora le vertical farm non sono ancora molto diffuse, e sul territorio italiano non ce n’è ancora nemmeno una, però si stanno facendo largo esempi virtuosi.
Alcune vertical farm che funzionano in giro per il mondo sono la Sky Green Vertical Farm di Singapore, che rifornisce i supermercati con ciò che coltiva, e lo Zoo di Paignton di Londra, che è arrivato ad autoprodurre il cibo per gli animali che vivono nello zoo.
Due esempi italiani sono Enea, nata nel ragusano e presentata ad Expo l’anno scorso, e il progetto di Matteo Benvenuti, finanziato da Regione Umbria e Università di Perugia, iniziato nel 2012 e che sarà pronto nel 2016. Un progetto oltreoceano è invece la Edenworks di New York.
Enea
Questo tipo di serra verticale nasce per ridurre l’impatto visivo delle coltivazioni di pachino in serra sulla costa siciliana, ma anche per ottimizzare il processo produttivo. Il modello di Enea presentato a Expo era alto 5 metri, e serviva da coltura per insalata e basilico. La piantine affondano le radici in cubetti di torba, sono nutrite con il sistema idroponico e operano la fotosintesi con l’aiuto di lampade a led. Con questo sistema si usa il 95% di acqua in meno, quindi 2 litri di acqua per produrre un kg di insalata, contro i 40-45 della coltivazione a campo aperto. Il prezzo dell’impianto in sé è ancora elevato, anche se i costi di gestione sono minimi: poca acqua, zero fertilizzanti. Le uniche voci che fanno lievitare i costi sono i led, ma studiando un sistema fotovoltaico di alimentazione, i costi si riducono ancora.
Una vertical farm come Enea è autosufficiente e a zero impatto, in quanto le piante la notte riassorbono la CO2 che producono, non produce rifiuti perché tutto viene riutilizzato come fertilizzante per la pianta, che vive in un ambiente chiuso e controllato: questo elimina anche la necessità di pesticidi o fitofarmaci, e i prodotti sono privi di sostanze inquinanti.
Enea è un sistema chiuso e altamente controllato: la climatizzazione interna mantiene stabili temperatura e umidità, ed è monitorato da un computer in caso di anomalie o blackout. Anche l’irrigazione è programmata ed è organizzata in modo da raccogliere l’acqua che non è filtrata dalle radici e rimetterla in circolo. Il PH e la quantità di minerali è sempre tenuta sotto controllo e arricchita quando necessario.
Il progetto di Matteo Benvenuti
A maggio di quest’anno Matteo ha presentato il progetto che aveva iniziato a studiare dal 2012. Nella sua vertical farm sono coltivate fragole e insalata, e allo stesso tempo si allevano pesci. Anche questo sistema è un ciclo completo e chiuso. Quello che serve per far funzionare la vertical farm è acqua, energia, cibo per i pesci e nutrimento per le piante. L’acqua viene integrata con la pioggia, l’energia è data da batterie alimentate con pannelli solari che si possono anche allacciare alla rete pubblica. Il nutrimento dei pesci è ricavato da una compostiera con lombrichi, e la stessa compostiera produce percolato che viene usato come fertilizzante per le piante. L’acqua per i pesci inoltre è periodicamente rinnovata, grazie all’azione purificante delle radici, che la rendono pulita (e potenzialmente anche potabile per gli umani).
Il progetto di Matteo è stato pensato per essere come composto da tanti blocchetti come Lego, che rendono la vertical farm adattabile ad ogni esigenza. È anche caratterizzata da una buona produttività: in 3 mq si producono 600 piantine e 10 kg di pesce, il che, a conti fatti, quantifica il costo per ogni piantina di 5 centesimi.
Una vertical farm simile, se integrata nel tessuto urbano, potrebbe ridurre anche di molto l’inquinamento, con la sua funzione di polmone verde esteso.
Edenworks
Nasce a Brooklyn il progetto di agricoltura urbana che si chiamerà Farmstack, che aprirà a fine 2016. Anche in questa vertical farm la produzione di ortaggi si affiancherà all’allevamento di pesci. I fertilizzanti che si usano sono ricavati dalle feci dei pesci, che nuotano in acqua filtrata dalle piante, che viene reimmessa nelle vasche. Il progetto per ora è localizzato in un magazzino di 10.000 mq a Brooklyn, e potrà produrre, secondo le stime, 50.000 kg di pesce e 130.000 kg di ortaggi a foglia verde all’anno.
La posizione centrale di questa vertical farm infine, consentirà una rapida diffusione dei prodotti.
A.T. per Kreos srl