La sigla NPL sta per Non Performing Loans, un termine inglese che indica i Crediti (o Prestiti) non Performanti, anche chiamati Crediti Deteriorati. Questi crediti sono il risultato di attività che non riescono più a ripagare la somma e gli interessi ai creditori. Quello che caratterizza questi crediti è l’incertezza circa la possibilità di riscossione così come l’ammontare della loro esposizione.
Attualmente le banche italiane sono appesantite dalla presenza al loro interno di questi crediti deteriorati, che creano problemi di bilancio, comportano alti costi operativi e inibiscono la redditività, ma soprattutto rende gli istituti sempre più restii a immettere altro capitale per finanziare l’economia reale, con conseguenti ricadute sugli utenti che si vedono negare prestiti.
È dunque nell’interesse sia delle banche che dei cittadini smaltire questi crediti non performanti: gli interlocutori della banca diventano quindi sia società di recupero crediti, sia fondi specializzati nella gestione degli NPL, come Cerberus, Fortress, Blackstone solo per citarne alcuni.
Gli NPL si dividono in quattro categorie, individuate in base alla scadenza, alla difficoltà di saldo da parte del debitore e all’ammontare dell’esposizione. In ordine di difficoltà crescente abbiamo le esposizioni scadute e/o sconfinanti, esposizioni ristrutturate, incagli e sofferenze.
Vediamole ore una per una in base a quest’ordine.
ESPOSIZIONI SCADUTE E/O SCONFINANTI
Questo primo scalino indica i tipi di esposizioni che non sono state onorate per almeno 90 giorni continuativi (la riduzione dai precedenti 180 giorni a 90 giorni è stata introdotta a partire dal 31 maggio 2012). In caso di esposizioni scadute o sconfinanti non scatta alcun tipo di segnalazione dell’utente in Centrale Rischi, con le relative conseguenze penalizzanti che ne derivano, illustrate più sotto.
ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE
Questo tipo di insolvenza si verifica a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore. In questi casi il debitore ha tutti gli interessi di ridiscutere i termini del contratto con la banca o con la finanziaria presso la quale ha contratto il debito, per cui si opererà a un riscadenzamento dei termini, e dunque l’allungamento delle scadenze per i rimborsi, una riduzione del debito o degli interessi ad esso collegati, con conseguente perdita da parte della banca. Se anche in seguito a una ristrutturazione il debitore si rende insolvente per più di 30 giorni, cade automaticamente in sofferenza.
INCAGLIO
Si parla di incaglio quando l’inadempienza è legata a una temporanea difficoltà da parte del debitore di saldare le rate del debito. Data la natura temporanea della difficoltà di pagamento, l’incaglio indica quei crediti che si presume recuperabili in tempi congrui. Si determina l’incaglio a sussistere di due condizioni: inadempienza continuativa per 150 giorni per crediti al consumo con durata originaria inferiore a 36 mesi, di 180 giorni per crediti al consumo con durata originaria superiore ai 36 mesi, o 270 giorni per durate diverse, insieme al rapporto tra la somma di tutte le linee scadute e la somma di tutti affidamenti che deve essere minore del 10%. Sono esclusi da questo rapporto i mutui per l’acquisto dell’abitazione. Al verificarsi della situazione di incaglio sarà responsabilità della banca avvisare la Centrale Rischi della Banca d’Italia, in modo che tutte le banche e gli istituti di credito siano avvisati della condizione di incaglio dell’utente e non procedano alla concessione di ulteriori prestiti, visto l’alto rischio di cadere in sofferenza. La cancellazione dalla Centrale Rischi avverrà 60 giorni dal fine mese durante il quale si è provveduto a saldare tutto il debito. La comunicazione presso la Centrale Rischi deve avvenire a prescindere dall’importo dell’esposizione.
SOFFERENZA
La sofferenza è la situazione che si verifica quando nel cliente sussiste una condizione permanente di instabilità finanziaria e patrimoniale, tale per cui la riscossione del debito è incerta. La sofferenza deriva sì da una situazione di incaglio, ma non scatta automaticamente dopo il primo ritardo nel pagamento. Si può infatti dichiarare la condizione di sofferenza solo dopo che si sia fatta un’attenta valutazione da parte dell’intermediario della situazione complessiva del cliente. Una banca può decidere di dichiarare lo stato di sofferenza di un credito per poter procedere legalmente nei confronti del debitore. Alla dichiarazione di sofferenza seguono 15 giorni entro i quali la banca dà l’ultima possibilità di saldare il debito, passato questo periodo seguiranno un decreto ingiuntivo, e il procedimento per vie legali. Anche in caso di una sofferenza il cliente viene segnalato alla Centrale Rischi, e la segnalazione decadrà solo nel momento della totale estinzione del debito. È consigliabile per l’utente ridiscutere in tempo i termini del contratto con la propria finanziaria e passare attraverso una ristrutturazione prima che venga dichiarata una sofferenza, date le conseguenze pesanti e difficilmente cancellabili.
Qui troverai il programma che Kreos srl, lavorando insieme allo Studio Legale Balestra, ha messo a punto per questo tipo di recupero crediti.
A.T. per Kreos Srl