Le sorti di Veneto Banca

Dieci centesimi. Tanto valgono ad oggi le azioni che Veneto Banca ha venduto a più di 40€. La banca, che in pochissimo tempo ha bruciato 5 miliardi di euro, adesso deve raggiungere il 25% flottante del capitale per poter essere quotata in borsa, secondo le richieste di Borsa Italiana, altrimenti andrebbe sotto la tutela del fondo Atlante, come già è successo alla vicina, geograficamente, Popolare di Vicenza.

Le due banche avevano un sistema di gestione simile: non essendo quotate, tutte le decisioni si rimettevano al Cda interno, che in questi ultimi anni ha gonfiato il prezzo delle obbligazioni, prendendo decisioni a tavolino invece di guardare alla sostenibilità dei parametri della Banca. Così i loro prodotti sarebbero sembrati più solidi nel mare burrascoso della finanza di questi ultimi anni.

Le sorti di Veneto Banca sono già state oggetto di 250 riunioni fra il fondo Atlante e il consorzio di garanzia per l’aumento di capitale guidato dal gruppo Intesa San Paolo. I numerosi incontri non hanno scatenato nessun tipo di reazione dal mercato, che non ha favorito una ripresa del valore delle azioni, che si è attestato sui 10 centesimi. In questo scenario sarà difficile per la banca raggiungere la soglia di 250 milioni (pari al 25% di flottante) per quotarsi su Piazza Affari. Il fondo Atlante inoltre ha già firmato un contratto in seconda sottoscrizione con il consorzio di garanzia, in modo da operare profonde ristrutturazioni della banca se dovesse entrare sotto la sua tutela: spezzettarla, fonderla con la Popolare di Vicenza, già dentro il fondo Atlante, oppure con la Ubi o Bper.

Ma non è detta l’ultima parola

I vecchi azionisti si sono mobilitati per raggiungere la soglia del 25%. Da un lato hanno già sostituito il Cda con persone che meglio rappresentano l’azionariato, inoltre potrebbero raggiungere un accordo per l’aumento di capitale e arrivare a un 10-15% di flottante. Al che Mediobanca ha offerto di aggiungere un’ulteriore 5% della disponibilità, così da toccare la soglia del 20%, per poi cercare un accordo con la Borsa. Il lancio della quotazione è previsto per il 28 giugno. Veneto Banca sarà valutata 0,35 volte il valore del patrimonio netto, forse una cifra un po’ esagerata, superiore a quella di banche più grandi e solide. Per essere appetibile dovrebbe allinearsi ai valori di Mps e Carige (rispettivamente 0,19 e 0,16).

Non solo veneto Banca

Fa parte del gruppo Veneto Banca anche BancApulia, che opera principalmente in Puglia. Anche questa piccola banca ha intrapreso azioni simili a quelle di Veneto Banca e Banca Etruria, falsando i profili di rischio dei clienti che decidevano di investire i risparmi in prodotti bancari e gonfiando il valore delle obbligazioni (40€ quando nel 2013 la Bce li aveva valutati a 7,3€). Ma nonostante i maneggi per presentare i loro prodotti come solidi e affidabili, resta abbastanza preoccupante la postilla in fondo ai documenti fatti firmare dai clienti sottoscrittori: “il cliente non si avvale di consulenza ma agisce di propria iniziativa, la banca sconsiglia l’esecuzione dell’operazione in quanto non adeguata al profilo del cliente”.

Ci hanno rimesso così grandi e piccoli investitori, pensionati, politici, enti di carità e piccole imprese artigiane e banche americane; sul totale, l’88% sono persone fisiche, e il 12% sono aziende. In fumo anche la quota di 8 per mille da destinare alla chiesa.

A.T. per Kreos srl