Il Social Lending rientra nei nuovi processi identificati con il termine Fintech, nato dall’unione di Finance e Technology, e indica l’applicazione di tecnologie e digitalizzazioni che stanno trasformando o trasformeranno profondamente il sistema economico e commerciale così come lo conosciamo adesso. Un esempio di cui abbiamo già parlato è dato dalla blockchain, che eliminerà la necessità di controlli da terze parti sulle transazioni e operazioni bancarie, da implementarsi entro il 2025. Se la blockchain può costituire un sistema di maggiore sicurezza per la banca che la adotterà, altre trasformazioni invece possono addirittura arrivare a rosicchiare zone di mercato finora totalmente detenute dagli istituti di credito.
Il Social Lending o P2P Lending
Un esempio di un processo che prescinderà le banche per la fruizione di beni e servizi è il Social Lending, conosciuto anche come P2P (peer-to-peer) Lending, ovvero il prestito tra privati che operano su una piattaforma che ha la funzione di far incontrare domanda ed offerta. Tagliando fuori banche e finanziare dal loro ruolo di intermediari, si possono ottenere tassi più alti per chi presta e più bassi per chi chiede in prestito. La prima società che si lanciò in questo nuovo modo di fare finanza è Zopa Ltd, una società inglese costituitasi nel 2005, quindi più di 11 anni fa.
Come funziona
Nei circuiti tradizionali delle banche un risparmiatore può decidere di investire in buoni e titoli emessi dalla banca stessa. Con i capitali raccolti da questi investimenti la banca avrà la liquidità necessaria per concedere prestiti a chi li richiede. I maggiori problemi di questo sistema sono i bassi margini di guadagno per gli investitori e gli alti tassi di interesse per chi ha chiesto un prestito, perché la banca si assicuri un guadagno determinato da questa differenza. A questo possiamo aggiungere i numerosi scandali scoppiati ultimamente relativi ad investimenti ad alto rischio proposti dalle banche a investitori ignari che hanno visto andare in fumo tutti i loro risparmi: una bella botta per la fiducia nel sistema.
Il Social Lending invece si sviluppa su una piattaforma online che fa incontrare gli investitori con i soggetti che hanno bisogno di un prestito, tagliando così fuori la banca dal sistema. La piattaforma inoltre non ha i costi che deve affrontare la banca, dato che non funge da soggetto erogante, ma da semplice portale in cui si incontrano domanda ed offerta, per cui può assicurare un margine di guadagno maggiore all’investitore e concedere prestiti a tassi più bassi e dunque vantaggiosi.
Alcuni esempi italiani: Soisy, Prestiamoci e Smartika
Queste tre società di Social Lending sono solo alcuni esempi operanti in Italia, anche se il sistema non è ancora radicato e forte come da altre parti, per esempio Stati Uniti e Gran Bretagna.
Il modus operandi che hanno adottato è molto simile per tutte e tre. Innanzitutto affermano che, nonostante il margine di rischio sia più basso rispetto ad altri tipi di investimento, non può essere annullato del tutto, per cui sconsigliano di investire tutti i risparmi sulla loro piattaforma. Allo stesso tempo si impegnano a frammentare l’investimento per diversificare il portafoglio dell’investitore e ridurre ulteriormente il rischio. L’investitore può scegliere la modalità di investimento automatica, quindi guidata e gestita dalla società di Social Lending, oppure manuale, intervenendo di persona sulle caratteristiche dell’investimento. L’area richiedenti prestito è interamente gestita dal portale, che per tutelare gli investitori fa verifiche accurate e controlli incrociati per decidere se sono soggetti meritevoli di prestito e per suddividerli nelle diverse classi di merito, in modo tale che gli investitori possano sapere a quale profilo di rischio si stanno rivolgendo. L’investimento e il prestito sono gestiti dalla società di Social Lending che per farlo si appoggia a una banca presso la quale apre un conto a pagamento, un conto collegato al conto bancario dell’investitore e del richiedente per rendere possibili operazioni di bonifico e trasferimento, che non matura nessun tipo di interesse. Ad esempio Prestiamoci collabora con Banca Sella per garantire questo servizio. Inoltre va fatto notare che, dato che la società di Social Lending si appoggia a terzi per il conto a pagamento, quest’ultimo sarà tutelato nel caso in cui la società fosse aggredita da eventuali creditori, che quindi non si potranno rivalere sui risparmi degli investitori.
Per tutelare ulteriormente gli investitori queste società si avvalgono dei servizi di società di recupero crediti e dispongono di diverse misure di sicurezza: innanzi tutto devono ricevere un’autorizzazione ad operare, sono vigilati dalla Banca d’Italia, ognuna dispone di uno o più organi interni per la gestione dei casi critici. Ad esempio Soisy dispone di un fondo chiamato Salvadanaio studiato per sanare le perdite degli investitori che si avvalgono della clausola di Garanzia del Rendimento in caso di insolvenza dei richiedenti prestito: questo Salvadanaio è finanziato con una parte dei rendimenti degli investitori che aderiscono alla clausola citata, che è obbligatorio per investimenti sotto i 1000€ e opzionale per prestiti maggiori.
Queste società, inoltre, si fregiano del fatto di non avere spese nascoste e di non “obbligare” l’investitore o il richiedente prestito a comprare tutta una serie di pacchetti di prodotti, ad esempio a sottoscrivere una polizza assicurativa come clausola per ottenere il prestito; l’utente sarà sempre lasciato libero di scegliere i prodotti e i servizi che preferisce e di cui ha bisogno.
Il guadagno che generano è dato da commissioni: ad esempio Prestiamoci applica una commissione pagata dal richiedente prestito, variabile dall’1% al 4%, e una applicata all’investitore, pari all’1% del capitale investito, inoltre partecipa ai progetti con una quota.
Infine, tutte questa società prevedono il saldo totale del debito in qualsiasi momento senza penale di rimborso anticipato, e prevedono dei casi per i quali l’investitore può richiedere la liquidazione totale del suo capitale se avesse bisogno di liquidità.
Le banche perdono terreno
Il fenomeno del Social Lending ai suoi albori interessava soprattutto piccoli prestiti e investimenti contenuti che avevano sviluppato una rete di microcredito. Questo non allarmava le banche, che non hanno mai manifestato grosso interesse verso questo fenomeno, di solito mai contemplato dal loro core business. Adesso però questo metodo alternativo di attrarre investimenti ed erogare prestiti allarma sempre di più perché si sta allargando anche ai settori tradizionalmente detenuti dalle banche, per esempio mutui o acquisto di auto e moto. Alla luce di questo nuovo fenomeno alcune banche, per esempio Santander e Royal Bank of Scotland hanno iniziato a interessarsi a queste società nel tentativo di trovare collaborazioni e non rimanere tagliate fuori.
A.T. per Kreos srl
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